Non mi stanco mai di guardare il cielo. E’ per me lo spettacolo più quotidiano e stupefacente che ci sia. L’ho fotografato centinaia di volte, e ogni volta mi sorprende, mi incanta.
Mi piace in ogni sua declinazione, anche quando è grigio e un po’ monotono. Accompagna i miei stati d’animo, in combinazioni sempre varie tra le sfumature del mio umore e quelle dei suoi colori e delle sue nuvole.
Al cielo si accompagnano dei versi di Rilke che amo molto e che sento profondamente:
“…Getta dalle tue braccia il vuoto/ agli spazi che respiriamo; forse gli uccelli/ nell’aria più vasta, voleranno più intimi voli.” (Prima elegia duinese)
Per felicità o per tristezza, gettare al cielo i miei stati d’animo e i miei pensieri mi ha sempre fatto bene, ha sempre avuto il potere di quietarmi e di farmi ritrovare il centro, il fluire in sintonia con la vita.
“Ascolta, mio cuore, come soltanto i Santi/ ascoltarono un giorno: il grande richiamo/ li alzava dal suolo; ma essi, impossibili,/ restavano assorti in ginocchio:/ così ascoltavano. Non che tu possa mai reggere/ la voce di Dio. Ma lo spiro ascolta,/ l’ininterrotto messaggio che dal silenzio si crea.” (Prima elegia duinese)
Guardare il cielo e sentire la terra, aperta all’ascolto, aperta alla vita.