Pablo mi ha chiesto se faccio un utilizzo specifico delle mie foto.
Gli ho risposto che no, mi piace farle. Poi ne stampo alcune e le metto sul frigorifero o in un vecchio espositore, cambiandole ogni tanto.
La sua domanda, però, apre a qualche riflessione.
Ho sempre detto che fare fotografie mi rende felice. Guardare attraverso l’obiettivo mi dà gioia.
Inquadrare dà una forma diversa alla realtà che vedo. Isola una parte che acquista così una sua vita diversa e in qualche modo indipendente.
Mi vengono in mente dei versi di Rilke, che lui però riferisce alle parole:
“…per dirle le cose così, che a quel modo, esse stesse, nell’intimo / mai intendevano d’essere.” (Nona elegia duinese)
Per le immagini accade qualcosa di analogo. Lo sguardo le trasforma in un’esperienza. Dopo, non sono più le stesse.
E poi succede che guardare così cambia proprio lo sguardo, il modo di guardare ciò che sta intorno a me, anche senza macchina fotografica. Ed è emozionante, perché tutto ciò che vedo acquista nuova luce, nuove sfumature e, soprattutto, diventa bellissimo. Quando guardo così, le cose mostrano il loro volto più bello, anche le più semplici, le più scontate.
E poi accade anche altro.
Una volta fatta la foto, rivista qualche volta sul computer, quella foto rimane in me. E vive, anche se non la guardo più. Il mio mondo interiore si è arricchito di tralicci, panchine, cieli e nuvole, alberi in tutte le stagioni.
Gli scatti sono pezzi di vita, non perché fermano un momento, ma perché quel momento lo fanno vivere. E quella vita, quello sguardo di ieri, sono nel mio sguardo di oggi.
Sono entrata seguendo una nuvola. Era una nuvola di panna. Era molto bella! L’ho rubata e le ho regalato un’amica. I tuoi post mi lasciano senza fiato. Sono letti nella mia anima. Parlano di Bellezza, di guardare e non di vedere. Di qui e ora. Ora so che il Tuo amore è grande…..
Anch’io fotografo da quando mi hanno regalato una piccola, scassata macchina fotografica, La uso ancora.. Il primo clik l’ho fatto a Ada la mia primogenita, aveva tre mesi ora ha 50 anni! Grazie. Ti saluto questa sera dicendoti che chiederò al Signore, per te e per me che il nostro cuore resti sempre disponibile a ciò che viviamo e a chi incontriamo. Buona notte Chiara da Lucia.
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Grazie a te… 🙂
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Fare fotografie penso sia innanzitutto imparare un nuovo linguaggio. Si comincia traducendo quello che si vive con la propria presenza in un luogo, in un formato che racchiude quanto un aggeggio tecnologico ferma e compone. A questo punto si riprende in mano la fotografia fatta e, nonostante sia in una forma piatta, si ritrovano le sensazioni tridimensionali che si volevano trasmettere. E, a volte, si è fatto anche qualcosa di più: si è tradotto in un lingaggio universale che inscatola chiavi in mano un qualcosa che per essere descritto necessita di innumerevoli parole ed esperienze. Una foto può raccontare un’epoca, come può sigillare un singolo istante.
Per fortuna non finisce qui, se si rincorre la creatività come scopo principale si è appena all’inizio.
(Sospiro) Esiste qualcosa di comparabile come mezzo di comunicazione, ponte dal passato al futuro, che attraversa tempo, luoghi, culture, visioni, … ?
Con il supporto della vista, credo di no.
Grazie per lo spunto, e scusa il mio dilungarmi, il tuo post sembrava una fotografia.. 😉
Buona giornata,
A.
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Grazie a te per le tue riflessioni, con le quali concordo… È sempre un piacere dialogare su temi che mi stanno così a cuore. Però non mi è chiaro cosa intendi con la domanda. Se hai voglia, puoi spiegarmelo meglio?
Grazie, e buona giornata a te!
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Ciao,
la fotografia è un mezzo molto efficace per imprimere nella mente un certo momento. Quel momento così incorniciato, può prendere mobilità e passare di mano in mano, di cultura in cultura.
Una foto può essere riposta ben visibile per nuovi osservatori che arrivano, messa in un cassetto e tirata fuori tempo dopo per fare un confronto con il tempo che è passato.
Diventa collante per attirare nuove emozioni, diventa parte di un mosaico che andiamo a comporre. Diventa punto di arrivo e di partenza per cìo che immaginiamo, e ci piace tenere con noi.
Ecco, insomma un buon segnalibro per una lettura universale di ciò che ci attrae e seguiamo riga dopo riga.
(Spero di non aver divagato troppo e aver dato una qualche risposta)
Grazie per le tue osservazioni ed i tuoi spunti 🙂
A.
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Grazie a te. Ora ho capito, e concordo…
Buon weekend! 🙂
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Ciao! ho nominato il tuo blog nel Versatile Blogger Award 🙂 spero ti faccia piacere! Giorgia
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Grazie! Mi fa piacere… Ti conosco poco, verrò a leggerti con calma…
Ciao, a presto,
Chiara
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Bene, sono contento per averti stimolato questa bella riflessione. Hai visto quante cose fai con le tue foto? Oltre ad incorniciarle e metterle sul frigorifero? Più si guarda con attenzione quello che ci circonda, più si affonda lo sguardo sui particolari e più si arriva a definire il nostro essere e alla fine, pur inquadrando alberi, acqua, strade non si fa altro che fotografare la propria essenza, la propria anima. Purtroppo, e mi ci metto anch’io, siamo distratti, diamo tutto per scontato, dall’aria che respiriamo al letto in cui dormiamo. E invece è tutto da scoprire.
Mi auguro che fra le prossime foto che farai, almeno una sarà dedicata a me.
A presto
Pablo
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È proprio così… Incontriamo la nostra anima…
La prossima foto che faccio sarà sicuramente per te!
Ciao, un abbraccio,
Chiara
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Io credo, però, che un certo modo di guardare le cose, di accorgersi di particolari, di staccare un soggetto dal suo contesto, o – al contrario – di immergerlo in ciò che lo circonda, faccia parte del modo di essere ancora prima di imparare a fotografare. Esiste la tecnica ed esiste lo sguardo. Credo che i grandi fotografi abbiano uno sguardo particolare da sempre. Ed è bello.
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Credo anch’io che sia così, ma lo sguardo è anche allenabile. Fotografando, mi sono accorta che anche quando ero senza macchina fotografica guardavo le cose come se cercassi l’inquadratura, e piano piano sono diventata più attenta a cogliere i particolari… Guardo più spesso invece che solo vedere. Ed è bello, bellissimo…
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