La giornata è finita, scorrono nella mia mente parole ascoltate, scene di vita, volti, espressioni.
Fatiche esistenziali in cerca di risposte.
Che senso ha la mia vita? Se provo dolore, se non sono felice, se non ho raggiunto gli obiettivi che desideravo raggiungere, se vivo mancanze… vuol dire che la mia vita è sbagliata? Che io sono sbagliato? Se arranco, inciampo, non trovo, significa che sono inadeguato? Dove si misura il benessere? Cosa fa di una vita la mia vita?
Accompagno persone che attraversano domande, rifletto io stessa sulle mie, leggo e ascolto risposte.
Ultimamente queste domande si intrecciano nella mia testa con il tema della neurodiversità.
La parola rimanda all’idea che condizioni cognitive come autismo, ADHD, disturbi dell’apprendimento non possano essere ricondotte a etichette diagnostiche stilate sulla base di deficit e disfunzioni, ma vadano considerate nelle loro complesse unicità, fatte anche di punti di forza, di potenzialità specifiche, non solo di mancanze.
Penso allora alle nostre vite, ognuna con i suoi deficit, le sue diversità, le sue caratteristiche uniche, che fanno di noi ciò che siamo. Deficit e punti di forza sono i fili che, intrecciandosi, creano la trama e l’ordito delle nostre vite.
Ogni tessitura è a sé, e la ricchezza di infiniti disegni così diversi tra loro è stupefacente.
Credo che il nostro benessere, la serenità, il senso di pienezza di vita passino attraverso il dare valore alle nostre tessiture, amarle e curarle perché possano esprimersi al meglio possibile.
Possiamo incrociare eventi avversi, tempeste che ci possono spezzare, farci deviare in forme inaspettate e non gradite. Siamo sbagliati per questo? La nostra vita è sbagliata perché diversa dalla trama desiderata?
Possiamo solo continuare a intrecciare i fili, rammendare le ferite, guardare con amore e rispetto l’opera nella sua interezza e complessità, via via che si vien formando.
Finché c’è vita c’è tessitura possibile. Bella e degna così com’è.
Il bello e fantastico di noi, essere umani, è che possiamo tessere la nostra tela di giorno e poi, eventualmente, a mo’ di Penelope, disfarla di sera se abbiamo sbagliato qualcosa e cambiare trama il giorno dopo per migliorare l’aspetto della tessitura.
Nicola
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🙂 ci si prova…
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spesso tendiamo a prendere le distanze dai nostri difetti come fossero zavorra che non ci fa volare.
invece le imperfezioni e le bravure sono intrecciate strette in un unicum che siamo noi.
concordo in pieno
ml
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è vero che ci tocca faticare per tenere insieme il tutto… ma così siamo…
ciao Massimo 🙂
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❤
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Ti scopro grazie a “Phlomis” e da tanta profondità e sensibilità non potevo non approdare se non ad altrettanta profondità. L’hai scritto tu “Deficit e punti di forza sono i fili che, intrecciandosi, creano la trama e l’ordito delle nostre vite”. E non poteva essere scritto meglio. Ti ringrazio.
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Grazie a te.. benvenuta!
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L’ha ribloggato su ioinviaggioe ha commentato:
Impariamo a valorizzare quelle tessiture uniche e straordinarie che sono le nostre vite e quelle degli Altri, quei pregiati filati tessuti a mano, giorno dopo giorno, cadendo e rialzandoci dopo ogni sconfitta e ricominciando dopo ogni vittoria, quegli umili orditi tessuti con tanta quotidiana fatica. E se talvolta il punto non riesce, non occorre scoraggiarsi anche il punto che oggi ci sembra mal riuscito domani sarà parte di uno straordinario e unico disegno.
Grazie a https://sguardiepercorsi.wordpress.com/ per questo sguardo
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Grazie per il reblog.. 🙂
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Condivido il tuo bellissimo pensiero. E’ luminoso e parla davvero di Vita. Grazie. 🙂
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🙂
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Pensiero molto saggio ! La vedo proprio cosìI Ciao.
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🙂
Ciao!
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Già quanta verità in queste parole il nostro dire fare vita risente di quel tessere e poi scucire e poi ritessere e scucire logorante insensato ma forse reale
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Reale, certo… ma pensò che sia insensato solo fino a quando non riusciamo noi a dare significato…
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Pienamente d’accordo!
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“Bella e degna così com’è.” Sono importanti gli incipit. Ma anche le frasi di chiusura non scherzano. Questa arriva come un segnale forte, fermo, coraggioso.
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Grazie, Donatella… 😘😘
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Mi trovi nel mezzo dello studio della tecnica Kintsugi giapponese mediante la quale le rotture vengono incollate ed evidenziate con l’oro, una tecnica che mi sta dando tante soddisfazioni nel realizzarla e che mi sta aiutando molto nel vedere quello di cui parli, ferite rammendate con amore. Noi cambiati dopo una rottura, un lutto, un dolore, un fallimento, noi diversi ma preziosi e unici.
L’idea della tessitura mi piace molto.
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Ho visto il tuo lavoro, e lo trovo molto bello e affascinante…
Dal concreto al mondo interiore…
Ciao, Chiara… un abbraccio!
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Più studio, più mi addentro e più mi innamoro. Come ben sai, la manualità e la creatività sono un ottimo modo per penetrare l’anima profonda.
Un abbraccio a te e buona notte serena di sogni.
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È proprio così… 🙂
Buonanotte a te
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Come ricuciture o restauri che danno maggior valore all’Opera…
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