Il sole è tiepido, l’aria fresca, il cielo azzurro. Un uomo col violino sta suonando “Hallelujah” di Leonard Cohen. C’è il fiume umano del sabato pomeriggio che scorre rumoroso.
Ho pensieri e stati d’animo arruffati: il tempo che corre, le cose che restano indietro e quelle che contano, i desideri, la vita che c’è, gli anni vissuti e quelli a venire.
Stare nel senso della propria vita è questione da rinnovare spesso, soprattutto quando la corsa degli impegni lavorativi rallenta o si ferma. Le risposte che ieri quietavano l’animo oggi appaiono spente: sono lì, ma non vivificano un granché. E passano ore preziose di tempo libero, occupate da una vaga inquietudine, dal fare, dallo stare.
Poi, finalmente, arriva l’ora del giorno che sempre ha il potere di calmarmi: quando il sole inizia a calare e la luce si fa meno invadente.
Mi piace il tramonto: non solo per i suoi colori, ma perché non pretende più molto dalla mia giornata. Anche le incompiutezze e le imperfezioni trovano il loro posto, e per un po’ non reclamano altra attività, altro impegno.
Mi posso quietare, e nella quiete ritrovo vita nelle risposte. Il tramonto mi placa, e da lì, da quello stato d’animo, posso guardare lo scorrere della vita e sentirmi a casa.
Anche a me il tramonto piace per la quiete che porta, perché “la luce si fa meno invadente”… vorrei che durasse più a lungo 🙂 Un abbraccio.
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Un abbraccio
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Si’ il tramonto sa di quiete struggente, bello come lo dici.
ml
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🙂
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Sentirsi a casa…io penso sia tra le più grandi conquiste che si possano ottenere nella vita!
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🙂
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